destionegiorno
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Sono nato a Locri (RC) il 23 settembre 1957 nella casa del Gelsomino, nel quartiere della Ficandianara tra il mare e gli aranceti della costa ionica. Ho vissuto fino al 1970 a Santa Caterina dello Ionio (CZ) in mezzo alle Serre calabresi e mi addormentavo con la luce del faro di Punta Stilo. A ... (continua)
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Giuseppe Monteleone
Le sue 27 poesie in Sociale
| La donna era agitata
fin dalla settimana passata
chiamò la sua vicina Claudia
le disse di tagliarle i capelli
di acconciarli alla moda di Parigi
erano cresciuti parecchio
due anni in montagna lavati
con l'acqua del torrente.
A Milano
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| Ti ho cercato ieri
non eri seduta sulla panchina
del parco delle due betulle
vicina all’ingresso principale.
Il giorno prima io c’ero
seduto dalla mia parte.
Ho visto nella folla di cartoni
una leggera somiglianza
non eri tu tra la pasta e il
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| Non gridate più
non sentono i morti
le parole dei vivi
non sentono i morti
le parole dei vivi.
Non parlano la stessa lingua
la parlavano.
Forse un tempo
si sussurravano
parole d’amore.
Ora non più
sono morti dentro
sono
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| Rolla inaspettata sulla fòrmica striata
scivola in attesa la lucida carta
si mescolano il Kentucky e il Navy
con l’erba verde di casa nostra
minuscole briciole multicolori.
Globalizza l’odore sulle scale
negli anfratti nascosti il rito di
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| Gli operai esistono ancora
li vedi la mattina
sul ciglio della strada
incolonnati
vanno
dopo il caffè al bar
della stazione che aspetta il suo treno
vanno
da qualche parte
senza tuta blu
vestiti casual
non ci sono più le
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| Dicono i ben informati
viaggiatori del tempo
da anni vanno e vengono
dal paese dei fiori rosa
passeggiano anche loro
trasportati dagli hanami
sopravvivono da un anno
senza atomo
senza un punto di PIL
disciplinati da sempre
spengono le luci
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| La bambina era seduta
nell’ultima fila
sullo schermo le immagini
della sua fiaba preferita
lo zio arrivò
nel buio del pomeriggio
la prese per mano
nell’indifferenza totale
in quel preciso momento
il cacciatore sparò all’uomo
si
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| Ruo- ta
ra- na
ascoltava il bambino
alla luce del focolare
ra- na
ruo- ta
nu morzu di candila
ruo- ta
ra- na
rota
buffa
pensava in dialetto
ripeteva
ruo- ta
ra- na
imparava l’italiano
lettera erre dice il maestro
rana ramo rosa rospo
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| Balli?
Le chiese il ragazzo
con in mano il ghiaccio e il liquorino
puzzava di alcool
come un vecchio di osteria
anche lei non era da meno
grande abbastanza per la tequila
gli occhi rossi sforzati
si presero per mano
si addormentarono sul
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| Rincorri le strade
insegui l'acqua
giri intorno alle fabbriche
arrivi preoccupati
finalmente nella sala
sei tu l'oratore
fresco il sangue
di ieri
la perdita umana
del sogno
ma
Giovanni sei
nei nostri cuori
Sempre uno di noi.
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| Non chiamarmi clandestino
Chiamami negro, nero, neger
Arabo, marocchino, filippino
Non chiamarmi clandestino
Non esiste la parola nel mio paese
Non chiamo così il mio vicino
Non chiamarmi clandestino
Chiamami vu cumpra, vu mangià,
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| Li ricordo appena
due fratelli
calabresi
arrivati nel paese di Leonardo
subito dopo di
noi
amici di mio padre subito
stesso dialetto
stessa sofferenza
i volti asciugati dal sole ionico
li ricordo nei volti delle figlie
compagne di
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| Mi sembra di vederla
ancora una bambina
viso tondo paffuto
trecce annodate
malamente
guance rosse
mani sempre fredde
poca legna per scaldarsi
si accende il camino
l'acqua della pentola
bolle per il pastone
di tutti i giorni
siamo in
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| Facile previsione
del venditore di tappeti
un ascensore guasto
per l'attico o il bilocale
la bifamiliare colorata
la villetta a schiera
un telecomando
per il cancello del residence
i vigilantes armati
intorno ai perimetri di vita
un bar
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| Cara Mamma,
Oggi è il mio compleanno
in questo paese lontano
sono ventidue gli anni.
Mi trovo a - CENSURA -
oggi è finito il Ramadan
ho convinto il tenente
ad andare
nella casa dei musulmani
ci siamo tolti le scarpe
siamo
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